venerdì 4 aprile 2014

Il diario di Mr. Darcy - Intervista con la traduttrice Gabriella Parisi

Sono felice di poter ospitare quest'oggi nel mio blog la traduttrice del libro Il diario di Mr. Darcy, Gabriella Parisi. La ringrazio davvero per la disponibilità e spero di avere altre possibilità di collaborare con lei in futuro.

Gabriella Parisi


Conosciamo Gabriella
Gabriella Parisi è nata a Lecce, dove ha sempre vissuto.
Legge da sempre ed ama tutti i generi letterari. Può affermare di aver visitato innumerevoli luoghi e numerosissime epoche grazie alla letteratura.

Ha una particolare predilezione per l'Inghilterra di epoca Regency, quella della sua amatissima Jane Austen, di cui continua a rileggere periodicamente tutti i romanzi e gli scritti. Confessa apertamente di non essere una purista e di leggere volentieri ogni genere di romanzo o saggio a lei ispirato, vantando anche qualche modesto tentativo di entrare nelle schiere dei cosiddetti Austen Authors
Il suo blog, Old Friends & New Fancies si dedica proprio a Jane Austen e a tutto quello che le ruota attorno. E' uno dei cinque membri fondatori della JASIT (Jane Austen Society of Italy).

Fa parte della redazione del blog Diario di Pensieri Persi, di cui è attualmente Capo-Redattrice, e della redazione di Speechless Magazine, un magazine di letteratura, editoria, cinema e serie tv che in un anno, con soli tre numeri, più il numero 0, ha superato i sette milioni di visualizzazioni.

E' collaboratrice esterna di Harlequin Mondadori ed ha tradotto Il diario di Mr. Darcy di Amanda Grange per Tre60 e Jane Austen: i luoghi e gli amici di Constance Hill per Jo March.

***

1) Com'è avvenuto il tuo primo incontro con Jane Austen?
Il mio incontro con Jane Austen è stato tardivo: ho sempre letto molto, ma sentivo di avere una carenza che riguardava i classici. Così, quando un po’ di anni fa Newton Compton ha iniziato a pubblicare i libri a 2000 lire, li ho collezionati tutti. La prima uscita di Jane Austen fu L’Abbazia di Northanger. È stato amore a prima lettura, mi sono innamorata dell’ironia del romanzo, che è rimasto il mio primo amore, anche se poi è stato superato dall’amore più profondo per Orgoglio e pregiudizio ma, soprattutto, per Persuasione.

2) Era un tuo sogno diventare traduttrice oppure è un ruolo che ti sei ritrovata a rivestire per caso?
No, fare la traduttrice non era il mio sogno, ma non mi sono ritrovata neanche a rivestire il ruolo per caso. Diciamo che è diventato un mio sogno più recente e che mi sono impegnata a realizzarlo con molta fatica. Sono molti anni ormai che leggo tutto quel che riguarda Jane Austen in inglese: quel che viene pubblicato in Italia è solo una piccolissima fetta di ciò che propone il mercato anglosassone. Molti libri sono davvero interessanti ed è un peccato che gli estimatori italiani che non conoscono l’inglese non possano leggerli. Nel mio ruolo di blogger ho avuto modo di intervistare alcuni tra i più importanti autori stranieri di derivati e talvolta mi sono trovata a tradurre brani tratti dai loro libri. È stato grazie a questo mio lavoro che Tea-Tre60 mi ha chiesto di tradurre per loro uno dei libri che consideravo tra i più importanti nel panorama delle Austen Inspired Novels.

3) Potresti parlarci di JASIT e dirci l'importanza che riveste per te?
Come si può leggere sul nostro blog: “La Jane Austen Society of Italy (JASIT) è un gruppo culturale che intende promuovere in Italia la conoscenza e lo studio di Jane Austen, la sua vita, la sua opera e tutto ciò che è legato a essa, attraverso qualunque attività utile a realizzare tale scopo, nel nome dell’arricchimento culturale personale e condiviso.”
Collaboravo già con Petra Zari e Silvia Ogier su Old Friends & New Fancies, ma il sogno di Silvia era quello di creare un’associazione culturale, un raccoglitore di informazioni e materiali su Jane Austen da mettere a disposizione di chi non ha la possibilità di leggere in inglese. Ancora siamo un’associazione giovane e non siamo riusciti a realizzare tutto ciò che ci siamo prefissi ma, col tempo, speriamo di fare di più, traendo ispirazione dalle associazioni omologhe inglesi e americane.

4) Quali sono gli elementi che formano una traduzione di qualità secondo te?
Innanzitutto la sensibilità nel saper cogliere tutte le sfumature di significato che l’autore esprime in lingua originale e poi la capacità di renderle con precisione grazie a una buona conoscenza della lingua di arrivo. La conoscenza della lingua di partenza è fondamentale, dunque, ma ancor più importante è la conoscenza della lingua italiana.

5) Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto affrontare durante la traduzione de Il diario di Mr Darcy?
Innanzi tutto la questione della forma allocutiva tu/voi mi ha dato non pochi grattacapi. Come tradurre you? Quando usare il tu e quando il voi? Ho cercato di essere discreta, ma anche moderna: mi sembrava davvero assurdo che Georgiana e Darcy si dessero del voi! D’altro canto, sebbene Darcy chiamasse Caroline col nome di battesimo, mi sembrava troppo confidenziale che si dessero del tu. Al contrario, Darcy e Bingley e Darcy e il cugino Fitzwilliam si danno del tu. Il problema più imbarazzante si è posto con Wickham. Wickham era compagno di giochi di Darcy, ma i due si sono ormai allontanati; il voi mi sembrava il giusto mezzo per fare prendere al nostro orgoglioso protagonista le distanze dall’ex-amico. Tra Elizabeth e Darcy il dialogo resta sempre formale, finché, dopo la seconda dichiarazione, in un brano in cui la Austen utilizza il discorso indiretto libero che la Grange trasforma in discorso diretto, si rompono gli argini e i nostri due si danno del tu.
Un altro problema è stato il tempo verbale. Trattandosi di un diario le azioni si erano svolte tutte da poche ore, nell'arco della giornata che ancora non era terminata. Da qui l’utilizzo del passato prossimo, malgrado, in caso di entrate molto lunghe, si potesse rischiare di perdere il senso della consecutio temporum, dal momento che in inglese sia passato remoto che passato prossimo si esprimono con il simple past.
Infine il passaggio da Amanda Grange a Jane Austen medesima. Molti dei dialoghi, infatti, sono tratti proprio da Orgoglio e Pregiudizio e, sebbene in Mr. Darcy’s Diary i testi siano amalgamati in maniera omogenea, nella traduzione si coglieva distintamente la differenza di stile. Non è stato facile ridare al testo l’armonia che aveva in lingua originale. Inoltre volevo fare in modo che il lettore – anche quello che non conoscesse necessariamente a memoria Orgoglio e pregiudizio – riuscisse a riconoscere i brani tratti da Jane Austen quando li incontrava, seppure una nuova versione del testo. Quindi mi sono sforzata di ricavare una traduzione che fosse al contempo attuale, ma anche universalmente accettabile.

6) Cosa pensi dell'utilizzo della forma di diario per questa "versione" di Orgoglio e Pregiudizio?
Credo che il diario sia un ottimo espediente per entrare nella mente di Mr. Darcy, per sentire il suo punto di vista. D’altro canto, però, ci sono delle cose che non si ha il coraggio di confessare neanche a se stessi, e dunque al proprio diario. In questo la Grange è stata bravissima, nel farci comprendere i sentimenti di Darcy senza rivelarli apertamente, come avrebbe potuto fare se avesse utilizzato un narratore esterno.
È un po’ strano immaginare dei dialoghi all'interno di un diario: di solito si privilegia il discorso indiretto, ma poi ognuno scrive il proprio diario come vuole, no? Ed è logico che col discorso diretto la lettura sia molto più scorrevole.

7) Qual è il personaggio di questo libro che ti è stato più a cuore?
Dire Darcy ed Elizabeth sarebbe una risposta scontata. Per di più, nel leggere questa domanda, mi è venuta subito in mente Caroline Bingley. Strano? Non direi, perché credo che la Grange sia riuscita a riempire gli spazi lasciati vuoti da Orgoglio e pregiudizio, quelli in cui la trama si svolge lontana da Darcy – e che dunque non potevano comparire sul suo diario –, con dei siparietti carichi di ironia in cui la cara Caroline dà il meglio di sé. E Darcy, trattenendosi dal risponderle per le rime, riesce a esprimere ancora meglio la sua natura di gentiluomo.

8) Hai avuto contatti con Amanda Grange durante la traduzione del suo libro?
Molto pochi. L’ho sentita solo un paio di volte per capire delle cose che non mi erano chiare, come, ad esempio, la confusione tra sabato e domenica nella lettera che riporta la fuga di Lydia, che poi ha fatto nascere una disquisizione sulla cronologia di Orgoglio e pregiudizio, da cui ha avuto origine la nota a pag. 195 e un post su Old Friends & New Fancies.

9) Un traduttore è una sorta di coautore, secondo te?
Sebbene sia una sostenitrice della traduzione letterale, è inevitabile che tradurre un libro significhi quasi riscriverlo in un’altra lingua. Non per niente, le case editrici acquistano i diritti di traduzione come dei veri e propri diritti d’autore. Quindi non posso evitare di sentire che – in minima parte – Il diario di Mr. Darcy sia un po’ anche mio.

10) Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Altre traduzioni?
Subito dopo Il diario di Mr. Darcy  ho tradotto con i miei colleghi di JASIT JaneAusten: i luoghi e gli amici di Constance Hill, pubblicato da Jo March il 16 dicembre 2013. 
Al momento sto traducendo dei romance storici per Harlequin, ma non escludo di ritornare presto su nuove Austen Inspired Novels, con alcuni dei titoli più meritevoli sul mercato anglosassone.

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